INTRODUZIONE DEL LIBRO:

“BIBLIOTERAPIA. Strumenti applicativi per le diverse professioni”

La biblioterapia è l’utilizzo dei libri come forma di crescita e cura. Nei Paesi in cui ha un solido e orgoglioso passato, vi sono associazioni ed enti per la conservazione della disciplina entro parametri di alta qualità e per mantenere la formazione permanente attraverso corsi e convegni in cui gli specialisti del settore possono incontrarsi e aggiornarsi.

Le università organizzano moduli di biblioterapia all’interno dei propri corsi di laurea, oppure addirittura corsi specialistici. Tutto questo in Italia non c’è. Anche la formazione di base è inesistente. Altrove, sono stati istituti corsi post-laurea a diversi livelli per poter esercitare non solo il ruolo di biblioterapista, che isolato è assunto raramente, ma, soprattutto, quello di professionista con competenze di biblioterapia da utilizzare all’interno di un contesto più vasto e specifico. Sicuramente la diffusione della biblioterapia ha degli ampi margini di crescita in tutti i Paesi ma inItalia siamo piuttosto indietro.

Ciò che manca maggiormente è l’utilizzo della biblioterapia da parte delle figure non mediche. Il problema esiste anche all’estero, ma vi sono tentativi e studi che la incoraggiano e la sostengono. In Italia ci sono però tutti i presupposti per sviluppare un uso positivo della biblioterapia. L’ambiente socio-sanitario, sempre più orientato verso le cosiddette Medical Humanities, ovvero l’approccio a forme di cura più attente all’aspetto umano e relazionale, è la filosofia di fondo per cui è auspicabile che la biblioterapia divenga uno strumento consuetudinario. Sul territorio, la motivazione a utilizzarla riguarda l’analfabetismo funzionale, di cui l’Italia soffre pesantemente e che necessita di essere contrastato con nuovi strumenti, e il bisogno sempre più diffuso di formazione continua negli adulti, che non riguarda solo la cultura strettamente intesa. Il lavoro che troverete svolto di seguito ha due diverse anime. Da una parte quella teorica, composta dalla descrizione di studi riguardanti la biblioterapia e delle materie affini; dall’altra quella pratica, dove è illustrata la reale metodologia che ho utilizzato per applicare la biblioterapia in questi anni di esperienza.

I contenuti teorici sono esposti nella prima parte mentre quelli pratici nella seconda, corredati dalla descrizione di esempi concreti per rendere maggiormente comprensibile la materia di studio. Sono delineati i modi per utilizzare la biblioterapia, ma anche i ragionamenti sottostanti.

Non c’è dubbio che la parte teorica risulterà più ostica, seppure semplificata, ma questo permetterà una fluidità e una comprensione della parte pratica molto maggiore. Nel tentativo di mantenermi il più vicino possibile ai riferimenti bibliografici, pur traducendoli adeguatamente per renderli fruibili da un pubblico italiano, non ho potuto evitare alcune incongruenze.

I termini biblioterapista, facilitatore e professionista verranno utilizzati qui come sinonimi e indicheranno colui che utilizza la biblioterapia, indipendentemente dal fatto che si tratti o meno di una figura medica.

Tale fusione non è presente nella bibliografia consultata, ma risulta utile ai fini pratici d’illustrazione e non cambia in alcun modo la sostanza. Inoltre, la distinzione sottile non ha valore in Italia poiché la figura del biblioterapista o del facilitatore non è certificata ufficialmente come, invece, accade in altri Paesi. Laddove si parlerà di uno psicologo o di uno psichiatra sarà esplicitamente dichiarato.

In caso contrario, il riferimento sarà al professionista che chiamiamo genericamente “laico”per intendere il non-medico: infermiere, educatore, bibliotecario, assistente sociale, operatore sociale. Data la mia esperienza, inevitabilmente ho dato maggior risalto a questa categoria di professionisti “laici”. I riferimenti alle figure mediche ci sono, ma ho ritenuto di non approfondire il loro ruolo nella biblioterapia per coerenza: non sono un medico e non posso, quindi, riferire alcuna pratica svolta.

Tuttavia, anche gli psicologi e gli psichiatri troveranno vantaggioso studiare le indicazioni riportate per due motivi: il primo è che gli strumenti descritti possono essere facilmente adattati al loro ruolo, il secondo riguarda la possibilità di supervisionare collaboratori non-medici nell’utilizzo della biblioterapia o l’opportunità di proporre tale approccio, e in questo caso nascerebbe poi la necessità di formarli. La biblioterapia applicata all’età infantile è solo accennata in quanto gli strumenti sono diversi da quelli utilizzati con l’adulto e la mia esperienza pratica in questo ambito è ridotta.

In questo testo non c’è alcuna pretesa di esaustività, il lavoro da svolgere è ancora tanto, ma è un punto di partenza solido, costruito su basi scientifiche e studi riconosciuti. A ogni professionista il compito di un’applicazione accurata e responsabile.